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L’Archivio Sonoro Musiche di Tradizione Orale della Campania è un progetto promosso dall’associazione culturale Altrosud d’intesa con la Direzione Generale per gli Archivi del MiBACT al fine di restituire alle comunità di appartenenza momenti significativi della propria storia culturale e di facilitare a studiosi ed appassionati la consultazione di una documentazione sonora, fotografica e audiovisiva di primaria importanza che, in una prospettiva diacronica, offre una rappresentazione in presa diretta delle musiche di tradizione orale della regione e, allo stesso tempo, racconta una straordinaria avventura intellettuale che ha coinvolto nomi di assoluto prestigio sul piano nazionale e internazionale.

Dalle pionieristiche rilevazioni di Alan Lomax, nel corso del suo viaggio in Italia del 1954, alle ricerche sui carnevali campani, coordinate da Annabella Rossi e Roberto de Simone a metà degli anni Settanta, fino ai preziosi giacimenti conservati nello sterminato archivio di Roberto Leydi, si restituisce a una fruizione pubblica un patrimonio di eccezionale valore storico e documentario, nella stragrande maggioranza dei casi ancora inedito e, spesso, sconosciuto anche agli stessi addetti ai lavori.

 

Alan Lomax

Alan Lomax

 

Dagli archivi del Museo delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma sono così riemerse non solo le registrazioni relative ai carnevali campani, il cui esito immediato fu all’epoca quel memorabile volume dal titolo Carnevale si chiamava Vincenzo, ma anche le ampie ricognizioni condotte da Annabella Rossi su tutto il territorio regionale alla ricerca di testimonianze e tracce di un tarantismo campano o, ancora, le registrazioni realizzate dal drammaturgo napoletano Annibale Ruccello attorno al culto della Madonna delle Galline e alla Cantata dei pastori. Altrettanto rilevante la ‘scoperta’ delle riprese audiovisive realizzate da Paola Cantelmo nell’arco di un triennio seguendo i passi di danza che, con la sapienza inarrivabile di anziani esecutori, cadenzavano i diversi appuntamenti devozionali e festivi della regione.

Da questa abbondante messe di suoni e canti, emergono anche storie di grande rilievo per la cultura regionale, per quanto oggi note a pochi, come le ricerche condotte in tutta la regione dal Teatrogruppo di Salerno, fondato a metà degli anni Settanta da un gruppo di giovani intellettuali come Carlo Vassallo, anima del gruppo, Fiorenzo Santoro –poi magistrato della Corte dei Conti-, Aurelio Musi –futuro docente di Storia moderna all’Università di Napoli- e un giovanissimo Michele Santoro,. A loro si aggiunse poi, assieme a Ciro Caliendo –tra i più rinomati liutai meridionali- e Gianfranco Rizzo –oggi docente di Ingegneria meccanica all’università di Salerno- anche Paolo Apolito che, allievo di Annabella Rossi e già coinvolto nelle ricerche sui carnevali campani, ha poi proseguito le sue ricognizioni sul campo, tra antropologia e musica, consegnandoci uno dei più estesi archivi privati, ancora in gran parte da catalogare.

Accanto ad altre figure di grande rilievo, come Luigi Di Gianni che alla cultura popolare campana ha dedicato diversi documentari, un posto di assoluto rilievo lo occupa Roberto De Simone che si staglia sulla scena come un autentico gigante della cultura partenopea, in un quadro complessivo della sua multiforme attività di ricercatore, studioso, compositore e drammaturgo. Accanto alle numerose ricognizioni sul campo su diversi aspetti della cultura popolare e alle sue magistrali indagini sui repertori popolari, restituiti all’ascolto in una rara nitidezza espressiva, grazie agli accordi stipulati con le Teche Rai nell’Archivio si possono vedere anche le grandi opere che il maestro ha tratto dalla sua personalissima e sempre originale rivisitazione della tradizione, dalla Cantata dei pastori a Mistero Napolitano fino alla messa in scena de La festa di Piedigrotta: non poteva mancare, ovviamente, La gatta cenerentola della quale l’Archivio ha recuperato anche una parte significativa della prima –e inedita- edizione di Spoleto del 1976.

 

Luigi Di Gianni

Luigi Di Gianni

 

Tra canti e suoni, devozioni religiose e momenti conviviali, a sfilare sotto gli occhi sono così i protagonisti di una millenaria cultura rurale e cittadina, da Giovanni Coffarelli a Virginia Aiello, depositari di saperi ed abilità musicali grazie ai quali prendeva vita quel tessuto liturgico di dialoghi, di improvvisazioni, in cui si riconosceva tutto un popolo, ritrovandosi nei diversi appuntamenti che cadenzavano il calendario religioso e lavorativo dell’anno, dalle questue di Natale ai pellegrinaggi delle tante Madonne del culto popolare.

Esiti estremamente lusinghieri di un appassionante lavoro di squadra che ci si augura di riprendere quanto prima: per quanto notevole e rilevante, la documentazione acquisita è ancora poco rispetto a quanto resta da restituire a una fruizione pubblica, salvandolo in molti casi dal rischio di una perdita irreparabile.

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